Aldo notturno e confidenziale
Aldo notturno
"Una vita per la musica è spesa bene"
ha detto il Maestro poco prima di lasciarci.
Ci penso spesso, nel mio piccolo mondo, se è davvero così. La risposta è implicita nelle cose che faccio quotidianamente: gli accordi sulla classica insieme al caffè alla mattina arrivando ai cd in cuffia la notte, per prendere le distanze dal mondo intorno...
Capita il momento di difficoltà: accade soprattutto quando la vacuità del mio lavoro diventa insopportabile rispetto alle infinite richiesta di solidità della vita sociale odierna.
Quando sei costretto a far conti che non tornano quasi mai, o la necessità di un progetto di largo respiro stride con una vita nomade, discontinua, intrisa di dubbi e cambi di direzione improvvisi.
Mi ritornano in mente questi versi: "la differenza tra bufalo e locomotiva salta agli occhi: la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato e cadere"
La musica...chissà se avessi studiato economia, oppure il liceo e poi scienze politiche...letteratura...cinematografia...chissà...mi piace appoggiare il mento sulla mano del braccio destro che a sua volta appoggia solido sulla scrivania: guardare un punto fisso davanti a me che pian piano si sfuoca e pensare...immaginare altre strade, scelte che ho lasciato indietro, vite possibile che posso solo vagamente intuire.
Delle quali non sento reale mancanza o desiderio, solo la fame ancestrale di...come posso dire...di riempire di più cose possibile il mio percorso, rendendolo interessante.
E'quello il grande cruccio; si ragionava tempo addietro: una scelta esclude una serie pressochè infinità di possibilità scartate, impossibili da verificare. Possiamo vagheggiarle, rimanere qualche minuto ad immaginarle, accarezzarle...intuirle o sognarle.
Poi il nostro involucro, o molto più spesso il mondo intorno a noi ci richiama all'ordine sottoforma di suoneria telefonica, cane che abbaia, oggetto che cade, macchina che sfreccia. In quei pochi istanti di concentrazione assoluta vago per le dimensioni parallele che la materia del mio pensiero crea...di loro rimane un'energia infinitesimale...un'idea, appunto.
Un pulviscolo di sensazioni che ti porti addosso per qualche minuto.
Ritorniamo alla musica: suonare uno strumento oltre all'immenso piacere che riesce a darti direttamente, porta con sè un grande privilegio.
La mia chitarra è un mazzo di chiavi per aprire le porte di altre zone del mondo, attraversare gli strati sociali e dialogare con le diverse età.
Suonando quindi ho la fortuna di avvicinarmi a quello che non posso avere: tutto.
Per quanto sia larga la presa delle mie braccia non riesce a contenere il mondo intero e le infinite possibilità che promette, e a questo punto ha anche poco senso desiderarlo.
Arrivando a questi benedetti trent'anni di vita ho sentito che qualcosa in me stava cambiando. Non ho più voglia dell'impossibile.
Ciò di cui ho davvero bisogno lo sto trovando piano piano in un equilibrio di comportamenti, un'armonia di scelte.
Certo, ogni tanto continuo a scartare di lato e poi a cadere. E la cosa mi piace pure.
Per meglio completare questo ragionamento in punta di penna vi rendo partecipi di qualche pagina del mio diario.
Ci vorrà un po' a ricopiare e fare ordine tra frasi scarabocchiate , ma spero ne valga a pena.
Dal diario :
" La mia chitarra è un'isola.
Ho speso quest'ultimo anno a delineare i margini della mia vita, cercando di uscire da quell'irrequietezza di base che m'inclinava a considerare di ogni scelta le infinite possibili soluzioni teoriche che includeva.
Temporeggiavo e meditavo e vagheggiavo sull'impossibilità di vivere tutte le vite possibili, di essere sempre ed in ogni luogo.
Poche volte mi sono sentito davvero a mio agio dov'ero, aderente al mio vissuto.
Proteso in avanti divoravo famelico luoghi persone ed esperienze.
La musica anestetizzava: mi perdevo dentro alla spirale del suono sera dopo sera, tamponando così i miei eccessi, allentandoli.
Poi di nuovo riprendevo a scivolare sempre più rapido sul piano inclinato dei miei anni.
A volte ho anticipato i miei pensieri con battute ispide, smorfie, gesti di slancio: puro istinto. Ho esplorato a lungo prima di iniziare a capire ciò di cui ho bisogno.
Quella tensione innata da animale braccato, vigile ad ogni sensazione anche solo approssimativa, è sfumata diluita in una curiosità più matura.
Il viaggio nell'isola illuminata dalle stelle mi ha cambiato. Ho cambiato abitudini, scrollato incertezze, posto nuove domande.
E'iniziata la ricerca.
Si sono rimescolate le carte delle mie esigenze ed aspirazioni.
Ho desiderato la tranquillità.
Naturalmente non sono solo i luoghi a cambiare le persone, ci sono incontri che creano un'onda lunga di stimoli. Nuovi desideri da allineare.
Penso a tutte quelle note imprecise infilate nello spiedino di una battuta, parallele ai jeans sfilati avidamente nel sedile posteriore di un'auto, di una casa che non conoscevo.
Ho sempre amato la bellezza fragile dei fiori, ma mi piacerebbe cercare lavoro in una libreria."
Agosto 2007 Aldo
"Una vita per la musica è spesa bene"
ha detto il Maestro poco prima di lasciarci.
Ci penso spesso, nel mio piccolo mondo, se è davvero così. La risposta è implicita nelle cose che faccio quotidianamente: gli accordi sulla classica insieme al caffè alla mattina arrivando ai cd in cuffia la notte, per prendere le distanze dal mondo intorno...
Capita il momento di difficoltà: accade soprattutto quando la vacuità del mio lavoro diventa insopportabile rispetto alle infinite richiesta di solidità della vita sociale odierna.
Quando sei costretto a far conti che non tornano quasi mai, o la necessità di un progetto di largo respiro stride con una vita nomade, discontinua, intrisa di dubbi e cambi di direzione improvvisi.
Mi ritornano in mente questi versi: "la differenza tra bufalo e locomotiva salta agli occhi: la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato e cadere"
La musica...chissà se avessi studiato economia, oppure il liceo e poi scienze politiche...letteratura...cinematografia...chissà...mi piace appoggiare il mento sulla mano del braccio destro che a sua volta appoggia solido sulla scrivania: guardare un punto fisso davanti a me che pian piano si sfuoca e pensare...immaginare altre strade, scelte che ho lasciato indietro, vite possibile che posso solo vagamente intuire.
Delle quali non sento reale mancanza o desiderio, solo la fame ancestrale di...come posso dire...di riempire di più cose possibile il mio percorso, rendendolo interessante.
E'quello il grande cruccio; si ragionava tempo addietro: una scelta esclude una serie pressochè infinità di possibilità scartate, impossibili da verificare. Possiamo vagheggiarle, rimanere qualche minuto ad immaginarle, accarezzarle...intuirle o sognarle.
Poi il nostro involucro, o molto più spesso il mondo intorno a noi ci richiama all'ordine sottoforma di suoneria telefonica, cane che abbaia, oggetto che cade, macchina che sfreccia. In quei pochi istanti di concentrazione assoluta vago per le dimensioni parallele che la materia del mio pensiero crea...di loro rimane un'energia infinitesimale...un'idea, appunto.
Un pulviscolo di sensazioni che ti porti addosso per qualche minuto.
Ritorniamo alla musica: suonare uno strumento oltre all'immenso piacere che riesce a darti direttamente, porta con sè un grande privilegio.
La mia chitarra è un mazzo di chiavi per aprire le porte di altre zone del mondo, attraversare gli strati sociali e dialogare con le diverse età.
Suonando quindi ho la fortuna di avvicinarmi a quello che non posso avere: tutto.
Per quanto sia larga la presa delle mie braccia non riesce a contenere il mondo intero e le infinite possibilità che promette, e a questo punto ha anche poco senso desiderarlo.
Arrivando a questi benedetti trent'anni di vita ho sentito che qualcosa in me stava cambiando. Non ho più voglia dell'impossibile.
Ciò di cui ho davvero bisogno lo sto trovando piano piano in un equilibrio di comportamenti, un'armonia di scelte.
Certo, ogni tanto continuo a scartare di lato e poi a cadere. E la cosa mi piace pure.
Per meglio completare questo ragionamento in punta di penna vi rendo partecipi di qualche pagina del mio diario.
Ci vorrà un po' a ricopiare e fare ordine tra frasi scarabocchiate , ma spero ne valga a pena.
Dal diario :
" La mia chitarra è un'isola.
Ho speso quest'ultimo anno a delineare i margini della mia vita, cercando di uscire da quell'irrequietezza di base che m'inclinava a considerare di ogni scelta le infinite possibili soluzioni teoriche che includeva.
Temporeggiavo e meditavo e vagheggiavo sull'impossibilità di vivere tutte le vite possibili, di essere sempre ed in ogni luogo.
Poche volte mi sono sentito davvero a mio agio dov'ero, aderente al mio vissuto.
Proteso in avanti divoravo famelico luoghi persone ed esperienze.
La musica anestetizzava: mi perdevo dentro alla spirale del suono sera dopo sera, tamponando così i miei eccessi, allentandoli.
Poi di nuovo riprendevo a scivolare sempre più rapido sul piano inclinato dei miei anni.
A volte ho anticipato i miei pensieri con battute ispide, smorfie, gesti di slancio: puro istinto. Ho esplorato a lungo prima di iniziare a capire ciò di cui ho bisogno.
Quella tensione innata da animale braccato, vigile ad ogni sensazione anche solo approssimativa, è sfumata diluita in una curiosità più matura.
Il viaggio nell'isola illuminata dalle stelle mi ha cambiato. Ho cambiato abitudini, scrollato incertezze, posto nuove domande.
E'iniziata la ricerca.
Si sono rimescolate le carte delle mie esigenze ed aspirazioni.
Ho desiderato la tranquillità.
Naturalmente non sono solo i luoghi a cambiare le persone, ci sono incontri che creano un'onda lunga di stimoli. Nuovi desideri da allineare.
Penso a tutte quelle note imprecise infilate nello spiedino di una battuta, parallele ai jeans sfilati avidamente nel sedile posteriore di un'auto, di una casa che non conoscevo.
Ho sempre amato la bellezza fragile dei fiori, ma mi piacerebbe cercare lavoro in una libreria."
Agosto 2007 Aldo
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