Un' altra pagina di diario, 22 dicembre 2009.
Dal diario di bordo, tenuto da Aldo Betto per il Quartetto Desueto.
22 dicembre 2009 Teatro Accademia, Conegliano
Ore 21 e una manciata di minuti.
La chitarra è accordata, guardo Mauro alla mia sinistra e poi in successione Giacomo e Cesare.
Il volto di Mauro è teso, concentrato.
Buzzatti da sotto il cappello legge da un libro dalla copertina sgualcita, la sua voce riempie il teatro mente recita uno splendido racconto di Dino Buzzati; alle sue spalle un sipario chiuso.
Sguardi rapidi tra noi e i tecnici e gli altri musicisti sul palco, ci siamo.
I vigili del fuoco ci osservano a loro volta, con occhiate distanti.
Asciugo il palmo della mano sui pantaloni marroni comprati a Lisbona, stringo il plettro e respiro profondamente, sto bene.
Sento tutta l'energia silenziosa di quelle 800 persone a pochi metri da noi, è come osservare l'oceano quando prepara le onde.
Tutto andrà come deve andare, me lo sento.
L'aria è elettrica, qualche colpo di tosse dal pubblico, ancora qualche sguardo obliquo tra noi, scaramanzie, gesti d'intesa. Il ripasso mentale della scaletta; sul tavolino appena dietro la mia spalla destra c'è tutto: il capotasto, plettri di diverso spessore, un bicchiere di rosso, il bottle neck, qualche libro e altri oggetti che mi fanno sentire come a casa.
Voglio godermi ogni pezzo e lasciarmi trasportare dalla corrente.
La voce di Buzzatti continua in un crescendo veemente, si sofferma sulla parola "Rivoluzione" per poi creare un silenzio carico d'attesa, Mauro attacca l'intro di "Luna", si apre il sipario e scroscia una pioggia di applausi che emozionano anche la voce di Giacomo sulle prime note lunghe della canzone.
Da questo momento in poi è una discesa controllata, con intense occhiate al paesaggio e tutta la voglia di dare il meglio.
Sembra un sogno
Aldo
22 dicembre 2009 Teatro Accademia, Conegliano
Ore 21 e una manciata di minuti.
La chitarra è accordata, guardo Mauro alla mia sinistra e poi in successione Giacomo e Cesare.
Il volto di Mauro è teso, concentrato.
Buzzatti da sotto il cappello legge da un libro dalla copertina sgualcita, la sua voce riempie il teatro mente recita uno splendido racconto di Dino Buzzati; alle sue spalle un sipario chiuso.
Sguardi rapidi tra noi e i tecnici e gli altri musicisti sul palco, ci siamo.
I vigili del fuoco ci osservano a loro volta, con occhiate distanti.
Asciugo il palmo della mano sui pantaloni marroni comprati a Lisbona, stringo il plettro e respiro profondamente, sto bene.
Sento tutta l'energia silenziosa di quelle 800 persone a pochi metri da noi, è come osservare l'oceano quando prepara le onde.
Tutto andrà come deve andare, me lo sento.
L'aria è elettrica, qualche colpo di tosse dal pubblico, ancora qualche sguardo obliquo tra noi, scaramanzie, gesti d'intesa. Il ripasso mentale della scaletta; sul tavolino appena dietro la mia spalla destra c'è tutto: il capotasto, plettri di diverso spessore, un bicchiere di rosso, il bottle neck, qualche libro e altri oggetti che mi fanno sentire come a casa.
Voglio godermi ogni pezzo e lasciarmi trasportare dalla corrente.
La voce di Buzzatti continua in un crescendo veemente, si sofferma sulla parola "Rivoluzione" per poi creare un silenzio carico d'attesa, Mauro attacca l'intro di "Luna", si apre il sipario e scroscia una pioggia di applausi che emozionano anche la voce di Giacomo sulle prime note lunghe della canzone.
Da questo momento in poi è una discesa controllata, con intense occhiate al paesaggio e tutta la voglia di dare il meglio.
Sembra un sogno
Aldo
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