Wednesday, September 19, 2007

Aldo in smobilitazione

Dal GuestBook del 30 luglio 2007...riporto questo passaggio per meglio capire le sfumature dell'umore e dei cambi d'orizzonte.



13:26 30/07/07


Commento di Aldo in smobilitazione


Dice Montaigne " Ritiratevi in voi, ma prima preparatevi a ricevervi. Sarebbe una pazzia affidarvi a voi stessi se non vi sapete governare. C'è modo di fallire nella solitudine come nella compagnia".

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Oggi andrò in studio qui a Bologna a registrare un paio di pezzi per una cantante, poi sarò in vacanza per qualche giorno. Niente viaggi, solo sano relax.

I viaggi arriveranno poi: qualche giorno in Croazia con il neo dotor Andrea G. . Poi il minitour in Polonia e il ritorno alle delizie di Kauai a settembre. In questi gg d'assenza dal mio sito è successo un po'di tutto.

C'è stato uno spendido lunedì sera all'Ami Ami di Vittorio Veneto con Jason Mraz. Che serata! Lui è troppo bravo, c'è poco altro da aggiungere: scrive bei pezzi, canta da dio e suona come si deve. Un piacere enorme portarlo ad esibirsi " A casa Mia". Date un'occhiata ai video su you tune postati da funkartist!


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E poi mille concerti ovunque...praticamente tutte le sere. Ora questo stacco di qualche giorno arriva puntuale. Sono sfinito. La musica ha richiesto una profusione enorme di energie. La mia vita ha subito scossoni e avvitamenti e ho bisogno di capire. Mi sembra di vivere in discesa, cioè di acquistare sempre più velocità ad ogni metro-giorno. Sembra che le cose fuori dal finestrino a volte sfumino, come se non riuscissi più a percepirne il senso reale. Perdo di vista i particolari. E'il momento della pausa, della modalità al ralenti...io non capisco più se è il cuore o la mente a parlarmi.

E se sono in grado di capirli.

Aspetto di confrontarmi con il mare.

Ho sempre trovato le risposte che cercavo nella contemplazione dell'orizzonte infinito che inizia dalla spiaggia.

Nel movimento trascendentale delle onde.

Nel planare antico degli uccelli a filo d'acqua.

Il mare non mente, porta a galla le verità. Sarà un trapasso. L'ennesimo. Ho sognato una barchetta che attraccava a sera, all'orizzonte il mare si estendeva dorato, piatto come una tavola.

Un rientro nel Luogo, l'eterno ritorno a casa.


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Martha Argerich è oggi la massima pianista al mondo. Personalità debordante ed irregolare; talento puro, cristallino, carismatico.
Dice "mi piace quando qualcosa sfugge al controllo". E coerente annulla all'ultimo istante le sue esibizioni se non riesce a trovare il giusto equilibrio interiore per affrontarle, per permettersi questa libertà non ha mai firmato contratti .
Quando suona colpisce la lievità nella padronanza ferrea dello strumento, naturalezza che dà l'illusione di un suono che sembra sgorgare dalle dita.
Una sua frase mi ha lasciato il cervello ronzare per giorni.

Quando parla di uomini, ha avuto tre figli da tre uomini diversi, dice "Sono un casino, credo di non esser nata per l'amore", continua "e poi gli uomini che ogni volta ti danno il caviale poi ti tolgono il pane".



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Ora doccia, breve pulizia della casa e scappo in studio a registrare. Intanto canto questa canzone tra me e me:

"ESTATE"


Estate
Sei calda come i baci che ho perduto
Sei piena di un amore che è passato
Che il cuore mio vorrebbe cancellare
Estate Il sole che ogni giorno ci scaldava
Che splendidi tramonti dipingeva
Adesso brucia solo con furore
Tornerà un altro inverno
Cadranno mille pètali di rose
La neve coprirà tutte le cose
E forse un po' di pace tornerà

Estate
Che ha dato il suo profumo ad ogni fiore
L' estate che ha creato il nostro amore
Per farmi poi morire di dolore

Estate

Aldo notturno e confidenziale

Aldo notturno


"Una vita per la musica è spesa bene"


ha detto il Maestro poco prima di lasciarci.



Ci penso spesso, nel mio piccolo mondo, se è davvero così. La risposta è implicita nelle cose che faccio quotidianamente: gli accordi sulla classica insieme al caffè alla mattina arrivando ai cd in cuffia la notte, per prendere le distanze dal mondo intorno...
Capita il momento di difficoltà: accade soprattutto quando la vacuità del mio lavoro diventa insopportabile rispetto alle infinite richiesta di solidità della vita sociale odierna.
Quando sei costretto a far conti che non tornano quasi mai, o la necessità di un progetto di largo respiro stride con una vita nomade, discontinua, intrisa di dubbi e cambi di direzione improvvisi.

Mi ritornano in mente questi versi: "la differenza tra bufalo e locomotiva salta agli occhi: la locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato e cadere"

La musica...chissà se avessi studiato economia, oppure il liceo e poi scienze politiche...letteratura...cinematografia...chissà...mi piace appoggiare il mento sulla mano del braccio destro che a sua volta appoggia solido sulla scrivania: guardare un punto fisso davanti a me che pian piano si sfuoca e pensare...immaginare altre strade, scelte che ho lasciato indietro, vite possibile che posso solo vagamente intuire.
Delle quali non sento reale mancanza o desiderio, solo la fame ancestrale di...come posso dire...di riempire di più cose possibile il mio percorso, rendendolo interessante.
E'quello il grande cruccio; si ragionava tempo addietro: una scelta esclude una serie pressochè infinità di possibilità scartate, impossibili da verificare. Possiamo vagheggiarle, rimanere qualche minuto ad immaginarle, accarezzarle...intuirle o sognarle.
Poi il nostro involucro, o molto più spesso il mondo intorno a noi ci richiama all'ordine sottoforma di suoneria telefonica, cane che abbaia, oggetto che cade, macchina che sfreccia. In quei pochi istanti di concentrazione assoluta vago per le dimensioni parallele che la materia del mio pensiero crea...di loro rimane un'energia infinitesimale...un'idea, appunto.

Un pulviscolo di sensazioni che ti porti addosso per qualche minuto.
Ritorniamo alla musica: suonare uno strumento oltre all'immenso piacere che riesce a darti direttamente, porta con sè un grande privilegio.
La mia chitarra è un mazzo di chiavi per aprire le porte di altre zone del mondo, attraversare gli strati sociali e dialogare con le diverse età.
Suonando quindi ho la fortuna di avvicinarmi a quello che non posso avere: tutto.
Per quanto sia larga la presa delle mie braccia non riesce a contenere il mondo intero e le infinite possibilità che promette, e a questo punto ha anche poco senso desiderarlo.

Arrivando a questi benedetti trent'anni di vita ho sentito che qualcosa in me stava cambiando. Non ho più voglia dell'impossibile.
Ciò di cui ho davvero bisogno lo sto trovando piano piano in un equilibrio di comportamenti, un'armonia di scelte.
Certo, ogni tanto continuo a scartare di lato e poi a cadere. E la cosa mi piace pure.

Per meglio completare questo ragionamento in punta di penna vi rendo partecipi di qualche pagina del mio diario.

Ci vorrà un po' a ricopiare e fare ordine tra frasi scarabocchiate , ma spero ne valga a pena.

Dal diario :

" La mia chitarra è un'isola.

Ho speso quest'ultimo anno a delineare i margini della mia vita, cercando di uscire da quell'irrequietezza di base che m'inclinava a considerare di ogni scelta le infinite possibili soluzioni teoriche che includeva.
Temporeggiavo e meditavo e vagheggiavo sull'impossibilità di vivere tutte le vite possibili, di essere sempre ed in ogni luogo.

Poche volte mi sono sentito davvero a mio agio dov'ero, aderente al mio vissuto.
Proteso in avanti divoravo famelico luoghi persone ed esperienze.

La musica anestetizzava: mi perdevo dentro alla spirale del suono sera dopo sera, tamponando così i miei eccessi, allentandoli.
Poi di nuovo riprendevo a scivolare sempre più rapido sul piano inclinato dei miei anni.
A volte ho anticipato i miei pensieri con battute ispide, smorfie, gesti di slancio: puro istinto. Ho esplorato a lungo prima di iniziare a capire ciò di cui ho bisogno.
Quella tensione innata da animale braccato, vigile ad ogni sensazione anche solo approssimativa, è sfumata diluita in una curiosità più matura.

Il viaggio nell'isola illuminata dalle stelle mi ha cambiato. Ho cambiato abitudini, scrollato incertezze, posto nuove domande.
E'iniziata la ricerca.
Si sono rimescolate le carte delle mie esigenze ed aspirazioni.
Ho desiderato la tranquillità.
Naturalmente non sono solo i luoghi a cambiare le persone, ci sono incontri che creano un'onda lunga di stimoli. Nuovi desideri da allineare.

Penso a tutte quelle note imprecise infilate nello spiedino di una battuta, parallele ai jeans sfilati avidamente nel sedile posteriore di un'auto, di una casa che non conoscevo.

Ho sempre amato la bellezza fragile dei fiori, ma mi piacerebbe cercare lavoro in una libreria."


Agosto 2007 Aldo